giovedì 15 dicembre 2011

Primo post: perchè Anisca scrive

Sto ricominciando a viaggiare, metaforicamente. Voli di fantasia; capriole di parole; piccoli salti del cuore ascoltando la musica; visite quotidiane negli universi letterari di Murakami e di Sei Shonagon; allontano i piedi nudi e freddi dalle pozze salate e sporche della mia macabra immaginazione.
Non ho mai sopportato di buon grado il viaggiare, spaventata dall'implicazione di poter arrivare in ritardo e di rimanere paralizzata di fronte a un bivio. Finchè, con le mani sudate, congelata nel mio sonno di bambina, ho dato uno sguardo alla collezione infinita dei ricordi dell'immobilità: allo specchio mi vedo invecchiata di qualche anno e non so dove io sia stata in tutto questo tempo. Il mio corpo, abbandonato dalla mia coscienza, ha sentito il tempo trascorrere, mentre la mia mente galleggiava in una bolla, ignorando quei rari sprazzi di lucidità che mi spaccavano i polsi.
Mia madre porta i segni di questi ultimi anni: la corporatura più soffice, i capelli più lunghi, gli occhi di un agnello stanco, le mani ruvide, le rughe sul volto, i movimenti resi sempre più faticosi dalla malattia. Quando la guardo... Quando la guardo la mia inettitudine si amplifica.
La fine dell'anno si avvicina e a ruota seguirà il mio prossimo compleanno.
Ho fatto una promessa a me stessa, quando ero bambina, e non sono stata un granchè nel mantenerla. Non metto in dubbio, quindi, che un fantasma del passato continui a perseguitarmi, colando dagli angoli di buio, comparendo alle finestre vuote, nel riflesso dello specchio, agli angoli dei miei occhi.
Ho sempre, arrogantemente, pensato che sarei stata io la causa della fine del mio tempo. Questo, insieme ad altre centinaia di altre cose, è dovuto alla mia incapacità cronica di restare collegata alla realtà. La realtà è troppo forte, ci sono troppe variabili. La realtà è la cosa che più mi è ostica. Ma è reale anche la promessa che ho fatto a me stessa ed essa è una costante, non una variabile.
Blabbing.
Interruzione dei pensieri.
Lunga pausa per ricostruire la mia concentrazione.
Questo, come il precedente blog, è una raccolta di riflessioni fatte per non lasciarmi trascinare dal disagio. Qui sgomitolo qualcosa dalla mia testa, per ancorarla ad un preciso momento, una data. Per fare qualche progresso. Per mettere a fuoco i miei sogni e muovere il mio dannato culo verso il futuro che mi sono promessa.
Questo è il diario on-line di una convivenza con la sindrome di derealizzazione e depersonalizzazione.

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